Con Basilea III, l’oro di carta è classificato asset a rischio. Cosa faranno le banche?

Da ieri, gli istituti europei applicano la NSFR, nuovo requisito di liquidità sul cosiddetto unallocated gold. Mentre quello fisico è passato a Tier 1. Potenzialmente, un Big Bang.

Di Mauro Bottarelli – 29/06/2021 “www.money.it”

NSFR. Da ieri le banche europee hanno un nuovo acronimo con cui fare i conti. Net Stable Funding Ratio, ovvero un nuovo requisito di liquidità entrato ufficialmente in vigore con la normativa nota come Basilea III e che potrebbe portare con sé un cambiamento epocale nel mercato del bene rifugio per antonomasia: l’oro.

La questione è basica. Da ieri, il cosiddetto allocated gold – ovvero barre e monete, l’oro fisico – è classificato come asset a rischio zero, mentre l’unallocated gold, quindi proprio l’universo dei futures che maggiormente interessa alle banche, no. Tradotto, in base a Basilea III, operare in quest’ultimo ambito imporrà la detenzione a bilancio di riserve extra come cuscinetto a garanzia. Lo scopo è chiaro: evitare che i soggetti impegnati in quella che è sostanzialmente un’operatività di mediazione interbancaria facciano credere al mercato di detenere oro che non hanno o detenerne in quantità superiore a quella reale.

Di fatto, il passaggio dell’allocated gold da regime di asset Tier 3 a Tier 1 tramuta ufficialmente l’oro fisico in un qualcosa di comparabile direttamente a valuta e liquidità, un asset class. Di converso, lo status a rischio dell’unallocated gold allontana l’oro di carta da quello status: i contratti futures non sono più equiparabili a monete e barre.

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